Lettera per la Quaresima - Parrocchia Sturno

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Lettera per la Quaresima

Diocesi

Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia

Lettera per la Quaresima 2013


Carissimi fratelli e sorelle
amati da Cristo Signore,
"in Suo nome, noi siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta" (2Cor 5,20), con queste parole l’apostolo Paolo presenta il suo ministero ai cristiani di Corinto e con le stesse parole si apre il nostro cammino quaresimale nel mercoledì delle ceneri. Assumo la presentazione dell’apostolo e invito tutti i presbiteri del nostro presbiterio diocesano a farle proprie, perché ancora "per mezzo nostro" Dio si rivolge ai credenti e a tutti gli uomini che Lo cercano.
Ogni nostra esortazione è fatta in "nome di Cristo" (2Cor 5,20) perché siamo in comunione con Lui e crediamo che egli stesso opera nei nostri cuori e per l’azione del suo Santo Spirito, suscita e indirizza le nostre parole.
"Lasciatevi riconciliare con Dio" (2Cor 5,20): l’invito alla riconciliazione sia vissuto come un "ritorno" in se stessi, per la riscoperta della propria identità filiale e della dignità dell’immagine di Dio. Così si "ritorna" a Dio, nostro Padre, ricco di misericordia; Egli in Gesù ha rivelato il Suo volto e nella croce del Figlio innocente l’Amore è diventato perdono e l’uomo è entrato nella giustizia di Dio: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5,21) e ancora: «Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti» (1Pt 2,24).
In questo tempo propizio della Quaresima "ritorniamo" a Gesù, nel mistero della sua sofferenza poniamo la morte al nostro peccato e il disagio personale e sociale delle sue conseguenze. Inizia così il percorso esistenziale della nostra "con-crocefissione": «sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). È il nostro itinerario pasquale di morte e di risurrezione, iniziato con il Battesimo nel grembo della Chiesa: "ritorniamo" dunque alla vita ecclesiale, nella dimensione delle "membra nel corpo" e nella condizione concreta della nostra diocesi, con la sua storia e con l’umanità, che la rendono viva e il territorio, che la qualifica e la connota.
"Ritorniamo" infine ai passi della quotidianità della nostra Chiesa locale, che, da tempo, ha tracciato un "piano pastorale" per "ritrovarsi" e per "ritrovare" gli uomini e le donne, che cercano Dio e si accostano e si allontano e poi si avvicinano di nuovo alle nostre comunità. A questo "disegno pastorale" abbiamo dato il ritmo "dell’amore e della conoscenza" all’interno e all’esterno della realtà ecclesiale, perché: «Dio non fa preferenza di persone» (At 10,34).
Nel respiro corroborante della cattolicità della Chiesa, in rinnovata comunione con il Santo Padre Benedetto XVI, dopo la visita ad limina, accogliamo l’invito alla riscoperta della nostra fede nella rivalutazione del dono dell’Iniziazione Cristiana, già ricevuto e da condividere o da ricevere e imparare a viverlo: «L’iniziazione cristiana non è un’attività, seppure importante, ma è la missione della Chiesa… questa è tale perché genera cristiani, altrimenti perde la sua ragion d’essere» (Dal Piano Pastorale 2011/2014 p.15). Noi siamo generati come figli: «nella giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono… perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù» (Rm 3,22-24).
Ascoltiamo ancora l’apostolo Paolo che ci illumina nel dono e nell’esercizio della virtù teologale della fede: «Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo» (Rm 5,1).
"Saldi nella speranza della gloria di Dio" (Rm 5,2) viviamo il tempo quaresimale e pasquale, coniugando il dono del Battesimo, come Sacramentum fidei (Sacramento della fede) e, nella presenza costante dello Spirito Santo, il dono dell’Eucaristia, come Sacramentum Caritatis (Sacramento della Carità).
Nel Messaggio per la Quaresima 2013 il Santo Padre Benedetto XVI afferma: «Con la fede si entra nell’amicizia con il Signore; con la carità si vive e si coltiva questa amicizia». In questo meraviglioso intreccio i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana trovano la mistagogia esistenziale, che non permette fratture tra professione di fede, celebrazione sacramentale e vita personale ed ecclesiale. Il papa approfondisce così la sua riflessione: «Aprirci al suo amore significa lasciare che Egli viva in noi e ci porti ad amare con Lui, in Lui e come Lui: solo allora la nostra fede diventa veramente operosa per mezzo della carità (Gal 5,6)» (Messaggio per la Quaresima 2013).
San Paolo ci ricorda che l’amore-agape è il primo frutto dello Spirito: «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 4,22).
La fruttuosità dello Spirito nell’amore è il segno della fede e della fedeltà, che permettono a Cristo di operare in noi con la sua grazia.
Ora l’amore gratuito di Dio in Cristo ci è reso noto mediante l’annuncio del Vangelo.
Sia sempre più forte in tutti i credenti la convinzione che la verità e la forza della Pasqua sono annunciate e donate nel Vangelo; l’amore fraterno si manifesti anche nella gioia di annunciare il Vangelo, perché: «l’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo dei popoli» (Paolo VI, Popolorum Progressio n°16).
« Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio» (2Cor 6,1).

                                                                                                                                                           Mons. Pasquale Cascio, arcivescovo


 
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