Il pensiero e i ricordi di Pietro - Parrocchia Sturno

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Il pensiero e i ricordi di Pietro

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Il sogno spezzato
In un trentennio non abbiamo mai guardato sopra le nostre teste? oppure lo abbiamo fatto ma senza capire?

Il povero don Giuseppe Abbondandolo, con il naso rivolto all’insù, era rapito dalla bellezza di quelle volte celestiali, da quei colori: passi per gli ori che le adornavano come gemme ma quel celeste, anzi, quel blu! Più che appese al cielo quelle stelle sembravano immerse nel profondo del mare, tanto era intenso l’azzurro. " Come sarebbe bella, la mia chiesa, con un cielo… pardon! con un soffitto così…" - sospirò tra sé, il parroco di San Domenico e S. Francesco di Sturno, mentre era in visita  in quel della Basilica Superiore di San Francesco in Assisi. Sarebbe costato un occhio della testa ma con quale risultato, però! Già i soldi, maledetti soldi: ormai senza di loro… "non si cantavano messe"... E fosse stato solo per quello, sarebbe stato niente: purtroppo senza denaro non si poteva fare proprio nulla! E, poi, di debiti ormai ne aveva tanti, troppi, la chiesa che lui aveva ormai quasi realizzato si era rivelata il classico pozzo di San Patrizio, più soldi ci mettevi e più ne occorrevano, aveva dato fondo a tutto, non aveva altri beni da svendere della famiglia, con suo fratello e la fedele cognata vivevano quasi ai margini della povertà, sulla loro tavola giravano solo gli avanzi, a pranzo quelli della cena e a cena quelli del pranzo… quel po’ di pensione da insegnante, come la prendeva la consegnava pari pari a qualche creditore: ve ne era sempre uno, in famelica attesa, davanti alla porta della sua chiesa. Per non parlare poi del povero arch. Fiore di Cerignola, progettista e direttore dei lavori: nessuno delle parti in causa si ricordava la cifra né quando aveva incassato l’ultimo "acconto" della parcella. I costi ormai erano alle stelle: una soglia di marmo costava al pari di un pilastro di cemento armato… e non che quest’ultimo fosse regalato! Rientrato da Assisi non ci pensò più, poi un bel giorno proprio mentre gli stuccatori stavano rifinendo il soffitto della chiesa, ricevette la visita del postino che gli consegnò una bella cartolina illustrata: un parrocchiano, beato lui in gita per la Francia, aveva inviato un saluto al suo parroco. Don Giuseppe, prima di leggere il nome del mittente, guardando l’illustrazione trasalì, ritraeva il soffitto de La Sainte Chapelle di Parigi e, neanche a dirlo, tante stelle dorate in un mare di colore blu cobalto. Questo è un segno del destino - pensò il tenace parroco – io forse non riuscirò mai a vederlo completo in tutto il suo splendore ma è mio dovere predisporre affinché ciò si possa realizzare almeno in futuro… - detto fatto dispose in modo che le stelle e i raggi non solo fossero disegnati sul soffitto ma, per consentire che risaltassero ancora meglio, li fece realizzare in basso rilievo - Dio mio! Qualcuno prima o poi alzerà gli occhi e si chiederà  che cosa rappresentino tutti questi segni e, lavorando un po’ di fantasia, troverà il modo per valorizzarli al meglio…" – si augurò speranzoso. Son passati più di quarant’anni da allora, Don Giuseppe negli ultimi anni della sua vita non riuscì neppure ad imbiancare il soffitto della sua chiesa, e son passati anche ventisette anni dalla sua morte, di gente che avrà alzato gli occhi verso il soffitto non ce ne sarà stata molta e chi lo ha fatto, forse e come spesso accade, lo avrà fatto pensando ad altro e non a quegli strani segni. Anzi, di più: c’è stato persino chi ha fatto imbiancare il soffitto della chiesa e con il colore bianco ha fatto coprire anche raggi e stelle (operazione anche mal riuscita perché le parti in rilievo non erano in gesso ma in cemento!). Quanti parroci e quanti consigli pastorali si dovranno succedere ancora per porre fine all’inquietudine di don Giuseppe? Quanti anni ancora occorreranno per coronare il sogno di un poveretto che ha dato la sua vita, oltre ad aver speso tutte le sue sostanze, per assicurare un degno tempio alla sua comunità, una volta ingenerosa con il suo pastore ed ora anche distratta? Non ci sono risorse? Facciamo una sottoscrizione, avviamo un progetto, insomma, almeno cominciamo a parlarne, chiediamo il parere di un pittore esperto in chiese e luoghi di culto, chiediamo un preventivo. Per favore, facciamo qualcosa! Adesso ogni lettore potrebbe chiedermi: Come ti è venuta quest’idea? Come fai a sapere tutte quelle cose sui pensieri di don Giuseppe? Personalmente hai raccolto confidenze da don Giuseppe in proposito? Eri presente, forse, all’arrivo della cartolina da Parigi? La risposta è semplice: No! Nulla di tutto ciò, il tutto non è affatto frutto di miei ricordi né di confidenze ma è tutto frutto della mia fantasia o, se volete, di ispirazione… nel senso che mi è venuto tutto in mente così … come ve l’ho proposto! Però, caro lettore, soprattutto se sei un uomo o una donna di fede, non tirare un sospiro di sollievo…e, facendo spallucce, non liquidare la faccenda frettolosamente: - Ah! Si tratta del solito visionario di turno! –. Perché, vedi, la nostra vita è costellata di segni e, troppo spesso, non sappiamo da dove essi provengono né quando essi siano veramente tali, non possiamo prevederne i tempi né i modi nei quali ci verranno presentati, di sicuro ognuno di noi può essere un mezzo, uno strumento, un portatore di messaggio: uno porta un telegramma, qualcun altro porta un saluto, altri ancora un conforto o una buona parola, qualcuno l’invito alla riflessione, a ripensare un comportamento, a completare un sogno…. Intanto don Giuseppe aspetta, lui di pazienza ne ha sempre avuta tanta, questo sì, che me lo ricordo per davvero. Buon Anno Nuovo a tutti!
Pietro Todisco  -  Pietrofranco50@gmail.com


 
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